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I.N.R.I. - Vita e morte di Gesù di Nazareth
“De la crudel morte de Cristo, ogn’hom pianga amaramente"
Cortona (Ar), Biblioteca Etrusca, ms 91
Un’esigenza di rappresentazione sacra delle vicende del nuovo testamento ed in particolare della vita di Gesù di Nazareth è rilevabile fin nelle radici più remote del canto di chiesa.
All’inizio della storia della cristianità la partecipazione dei seguaci alle celebrazioni si limitava al semplice canto responsoriale, a brevi ritornelli alla fine del recitativo del celebrante. Più tardi la drammatizzazione delle storie di Gesù attraverso la pittura e il canto, e quindi la partecipazione e il coinvolgimento totale, personale, attivo, emotivo e spirituale, consentì ai devoti di essere più vicini alle istituzioni ecclesiastiche, di sentirsi parte integrante ed attiva delle celebrazioni e soprattutto assimilare e comprendere nella maniera migliore la vita e la morte del Salvatore.
La nascita intorno al XIII° secolo di associazioni e confraternite laicali, sorte dietro lo stimolo del movimento francescano di predicazione della povertà, e l’adozione della lingua volgare che soppiantava l’antico latino diedero un impulso decisivo a questa pratica alimentando un nuovo fervore religioso.
Le confraternite, ispirate dall’esigenza di rendere totale la partecipazione al culto della popolazione, utilizzando la preghiera, la penitenza e il canto collettivo, si posero come luogo ideale per le rappresentazioni. Fiorì al loro interno la lauda, componimento spirituale di carattere popolare, dalla struttura assai primitiva, organizzata in maniera responsoriale tra il solo ed il coro, scritta per lo più in volgare, che presentava alcune volte già tutti i caratteri di uno spettacolo drammatico grandioso e complesso. Le laudi, che parlavano per la prima volta con la lingua del popolo delle vicende e della santità della Beata Vergine Maria, della storia dei Santi e della vita di Gesù, ebbero la funzione di rivestire il ruolo di pratica di divulgazione più di ogni altro. La lauda e la sua drammatizzazione sono considerate le origini del teatro italiano.
Cantoria Mevaniae, dopo anni di ricerca maturata proprio con il repertorio laudistico, ha considerato naturale portare in scena una lauda drammatizzata sulla vita e la morte di Gesù di Nazareth costituita dalla parte musicale e teatrale derivanti dalla tradizione laudistica umbra. La lauda prevede parti recitate e cantate che rappresentano tutte le fasi della vita di Gesù di Nazareth: l’annunciazione, la nascita, le tentazioni nel deserto e infine la passione e la morte. Le parti musicali sono estrapolate dal Laudario di Cortona e dal laudario magliabechiano di Firenze, primi componimenti musicali in lingua volgare, i testi sono presi dal Laudario di Orvieto, da un frammento del Laudario di Carbognano e dalle liriche di Jacopone da Todi. Grande attenzione è stata rivolta alle parti cantate e soprattutto all’emissione vocale, dal timbro tipicamente popolare ma ricercata nella tecnica di canto. Molto scrupoloso è stato lo studio della strumentazione pur rimanendo nella logica di creare un lavoro altamente coinvolgente dal punto di vista emotivo. Varie ricerche documentarie ed iconografiche, che hanno permesso di ricostruire un notevole commercio di strumenti, musicisti e cantori che venivano ingaggiati per la realizzazione dei quadri teatrali delle laudi drammatizzate, hanno evidenziato l’uso dell’organo, della viella, della tromba diritta e dei tamburi, del carillon di campane, liuto, cornamuse e zufoli. A questi strumenti abbiamo aggiunto, quale elemento di colore musicale, una serie di idiofoni della tradizione popolare pasquale processionale , quali le battice e le raganelle.
Con questo lavoro intendiamo restituire alla conoscenza una delle pratiche che hanno generato molte delle nostre odierne tradizioni.
“De la crudel morte de Cristo, ogn’hom pianga amaramente"
Cortona (Ar), Biblioteca Etrusca, ms 91
Un’esigenza di rappresentazione sacra delle vicende del nuovo testamento ed in particolare della vita di Gesù di Nazareth è rilevabile fin nelle radici più remote del canto di chiesa.
All’inizio della storia della cristianità la partecipazione dei seguaci alle celebrazioni si limitava al semplice canto responsoriale, a brevi ritornelli alla fine del recitativo del celebrante. Più tardi la drammatizzazione delle storie di Gesù attraverso la pittura e il canto, e quindi la partecipazione e il coinvolgimento totale, personale, attivo, emotivo e spirituale, consentì ai devoti di essere più vicini alle istituzioni ecclesiastiche, di sentirsi parte integrante ed attiva delle celebrazioni e soprattutto assimilare e comprendere nella maniera migliore la vita e la morte del Salvatore.
La nascita intorno al XIII° secolo di associazioni e confraternite laicali, sorte dietro lo stimolo del movimento francescano di predicazione della povertà, e l’adozione della lingua volgare che soppiantava l’antico latino diedero un impulso decisivo a questa pratica alimentando un nuovo fervore religioso.
Le confraternite, ispirate dall’esigenza di rendere totale la partecipazione al culto della popolazione, utilizzando la preghiera, la penitenza e il canto collettivo, si posero come luogo ideale per le rappresentazioni. Fiorì al loro interno la lauda, componimento spirituale di carattere popolare, dalla struttura assai primitiva, organizzata in maniera responsoriale tra il solo ed il coro, scritta per lo più in volgare, che presentava alcune volte già tutti i caratteri di uno spettacolo drammatico grandioso e complesso. Le laudi, che parlavano per la prima volta con la lingua del popolo delle vicende e della santità della Beata Vergine Maria, della storia dei Santi e della vita di Gesù, ebbero la funzione di rivestire il ruolo di pratica di divulgazione più di ogni altro. La lauda e la sua drammatizzazione sono considerate le origini del teatro italiano.
Cantoria Mevaniae, dopo anni di ricerca maturata proprio con il repertorio laudistico, ha considerato naturale portare in scena una lauda drammatizzata sulla vita e la morte di Gesù di Nazareth costituita dalla parte musicale e teatrale derivanti dalla tradizione laudistica umbra. La lauda prevede parti recitate e cantate che rappresentano tutte le fasi della vita di Gesù di Nazareth: l’annunciazione, la nascita, le tentazioni nel deserto e infine la passione e la morte. Le parti musicali sono estrapolate dal Laudario di Cortona e dal laudario magliabechiano di Firenze, primi componimenti musicali in lingua volgare, i testi sono presi dal Laudario di Orvieto, da un frammento del Laudario di Carbognano e dalle liriche di Jacopone da Todi. Grande attenzione è stata rivolta alle parti cantate e soprattutto all’emissione vocale, dal timbro tipicamente popolare ma ricercata nella tecnica di canto. Molto scrupoloso è stato lo studio della strumentazione pur rimanendo nella logica di creare un lavoro altamente coinvolgente dal punto di vista emotivo. Varie ricerche documentarie ed iconografiche, che hanno permesso di ricostruire un notevole commercio di strumenti, musicisti e cantori che venivano ingaggiati per la realizzazione dei quadri teatrali delle laudi drammatizzate, hanno evidenziato l’uso dell’organo, della viella, della tromba diritta e dei tamburi, del carillon di campane, liuto, cornamuse e zufoli. A questi strumenti abbiamo aggiunto, quale elemento di colore musicale, una serie di idiofoni della tradizione popolare pasquale processionale , quali le battice e le raganelle.
Con questo lavoro intendiamo restituire alla conoscenza una delle pratiche che hanno generato molte delle nostre odierne tradizioni.